lunedì 22 settembre 2014

Il ricorso parte!


La cifra complessiva che serve a coprire le spese non e' ancora stata raggiunta, ma ci siamo quasi, e per questo la raccolta dei contributi rimane aperta ancora per qualche giorno: il contributo di ciascuno, anche minimo, e' prezioso.

Cliccando sul bottone "Donazione" nella colonna a destra di questo testo troverete tutte le informazioni sulla vicenda e sulle modalita' per contribuire.

Se qualcuno preferisse contribuire brevi manu, puo' consegnare una busta chiusa indirizzata ad Emanuela Massa alla portineria di via Vannucci 9/5 (8.30-12.30; 15-19).

Diffondete l'appello tra i vostri contatti: la scuola è di tutti e per tutti!

Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno gia' contribuito, permettendoci di dare il via all'avvocato.

Nicoletta Pavia

per i ricorrenti
Emanuela Massa, genitore
Paolo Fasce, insegnante
Arianna De Ferrari, studentessa


mercoledì 17 settembre 2014

Appello per il ricorso al TAR: un contributo volontario per davvero...



Data l'esitazione degli addetti ai lavori e della politica, che pur dovrebbe essere l'arte del possibile, un gruppo di genitori del CoGeDe, insegnanti e studenti  ha deciso di ricorrere alle vie legali e di presentare un ricorso al TAR contro la delibera della Provincia che stabilisce che le scuole superiori ospitate in edifici di proprietà della Provincia (quasi tutte) restino chiuse nella giornata di sabato per poter risparmiare sul riscaldamento ed altre utenze.

Il ricorso verrà depositato con richiesta di sospensione immediata della delibera. Le spese ammontano a 4.000 euro circa ed i tempi tecnici sono stretti: la raccolta va ultimata entro domenica 21 settembre.

Per questo lanciamo una sottoscrizione online, per raccogliere i contributi di chi, genitore, studente, insegnante, personale ATA della scuola, si ritenga danneggiato dagli effetti della delibera, e di tutti coloro che ancora pensano che l’istruzione sia una cosa seria, sulla quale non si può e non si deve risparmiare.

E’ richiesto un contributo minimo di 10 euro,  ma consigliato un contributo di 20, che consentirebbe di raggiungere più agevolmente  la cifra concordata con l’avvocato. D’altra parte, ogni anno, le famiglie degli studenti versano nelle casse delle scuole contributi volontari più o meno cospicui destinati al miglioramento dell’offerta formativa: vorrà dire che, quest’anno, chi contribuisce alle spese del  ricorso potrà decidere di versare alla propria scuola una cifra inferiore, certo di aver comunque già agito con l’obiettivo di mantenere decoroso il livello di quell’offerta formativa che gli effetti della delibera provinciale abbasserebbero di certo. 

Per contribuire, utilizzare il pulsante “Donazione” nella colonna a destra di questo testo. Si verrà condotti ad una pagina che permette di effettuare il versamento tramite Paypal o carta di credito. Il sistema di pagamento prevede una commissione del 3,40% + 0,35 euro: questo significa che, su 10 euro, la commissione incide per 0,69 euro, su 20 per 1,03 euro, e così di seguito. 

Se la cifra complessiva di 4.000 euro non dovesse essere raggiunta in tempo utile, ciascun contributo sarà restituito al netto della commissione indicata sopra.

Se qualcuno volesse organizzare punti di raccolta brevi manu (rilasciando ricevuta per ciascun versamento), si può coordinare con i ricorrenti ai seguenti indirizzi:
Nicoletta Pavia npavia1965@gmail.com
Emanuela Massa emassa@fastwebnet.it

Contribuite e diffondete più che potete questo appello. 
Grazie a tutti per la collaborazione!



domenica 14 settembre 2014

Le ragioni del nostro no



Riteniamo che la deliberazione della Provincia, imposta senza una formale consultazione della comunità scolastica, abbia conseguenze importanti e non adeguatamente valutate sulla didattica, sull'organizzazione delle scuole, sui tempi di studio e di vita degli studenti.

In particolare, crediamo che violi l’autonomia di ciascuna istituzione scolastica di proporre all’utenza un’offerta formativa consona, anche dal punto di vista della scansione temporale, agli obiettivi che intende raggiungere. In aggiunta, per gli studenti che hanno già cominciato un ciclo di studi, la delibera cambia radicalmente la programmazione oraria che la scuola ha proposto loro all’atto dell’iscrizione e questo cambiamento in corsa di regole già pattuite ci pare davvero scorretto. Analogamente, chi ha appena perfezionato l'iscrizione al primo anno, ha dovuto prendere atto che la scuola appena scelta non sarà in grado di garantire a settembre quanto promesso ad inizio estate.

La chiusura obbligatoria del sabato costringerà le scuole a condensare l’offerta formativa in 6/7 ore giornaliere di lezione frontale e questo avrà conseguenze facili da immaginare:

1) sarà difficile rimodulare efficacemente la didattica, perché i tempi sono contratti e sfavorevoli sia all'insegnamento che all'apprendimento, ma i programmi restano necessariamente gli stessi
2) sarà difficile ottenere l’attenzione degli studenti dopo la quinta ora
3) sarà difficile proporre ampliamenti dell’offerta formativa a scuola nelle ore pomeridiane: quale studente, dopo 6/7 ore di lezione, dovendosi preparare per una giornata scolastica ugualmente impegnativa, potrà decidere di rimanere a scuola per fare un approfondimento extracurricolare? E in che fascia oraria potrà essere proposto tale approfondimento?
4) sarà difficile strutturare e gestire corsi di recupero e percorsi di eccellenza pomeridiani, e quindi seguire gli studenti, per quanto possibile, a seconda dei loro bisogni e delle loro capacità
5) sarà prevedibile, quindi, che gli studenti più deboli saranno ulteriormente penalizzati
6) sarà difficilissimo, con un organizzazione dei tempi già troppo pesante per gli studenti normodotati, realizzare efficaci esperienze di integrazione ed inclusione per gli studenti con disabilità o bisogni educativi speciali
7) sarà infine probabile, per lo meno per il bacino di utenza che gravita sulla città di Genova, che gli studenti che provengono da più lontano siano costretti a rinunciare a frequentare istituti che si trovano in centro, e siano quindi limitati nei propri percorsi formativi.

Di fatto, poi, la soluzione prospettata da molti istituti di adottare ore di 50 minuti per ridurre la permanenza a scuola degli studenti rende più che mai evidente come la chiusura delle scuole al sabato non possa non determinare una contrazione dell'offerta formativa, poiché ad ogni giorno verrebbe sottratta un'ora di didattica.

In tutto questo noi ravvisiamo una esplicita contraddizione del dettato costituzionale, che indica lo studio come diritto di tutti e per tutti, ed il fallimento dell'idea che la scuola debba funzionare da motore sociale che annulli le differenze e le difficoltà di partenza degli studenti per farne cittadini a cui sono state offerte le medesime opportunità di formazione. 

Temiamo inoltre, per le ragioni sopra esposte, che il fenomeno della dispersione scolastica, già preoccupante anche in Liguria, non possa che risultarne ulteriormente incoraggiato.

I costi sociali, immediati e sul lungo periodo, di una tale decisione ci paiono insomma troppo alti, ed i benefici derivanti dal risparmio sul riscaldamento decisamente risibili rispetto ai danni.

Comprendiamo perfettamente che la situazione economica sia ancora difficile e che la riduzione dei finanziamenti agli Enti Locali da parte dello Stato sia ormai insopportabile.

Accanto ed oltre a quella economica, c'è però anche una crisi sociale e culturale che si ha il doveredi evitare in tutti i modi, a partire dagli investimenti, non solo economici, ma di fiducia e di valore, sull'istruzione.

Togliendo il sabato per risparmiare sul riscaldamento, che messaggio si manda agli studenti, che già vivono da troppo tempo la scuola in un contesto di svalutazione? E ai tanti docenti impegnati a valorizzarla come luogo di formazione delle coscienze e delle competenze?

Ci sono valori non negoziabili, e rispetto ad alcune voci di spesa ci deve essere flessibilità: scegliere di chiudere le scuole per risparmiare non è un fatto tecnico, né un'esigenza di bilancio: è mancanza di visione, è incapacità di futuro, è l'ennesimo schiaffo ai più giovani di questo Paese.


sabato 13 settembre 2014

Cronistoria



Come noto, la Provincia di Genova, con delibera del Commissario Straordinario Giuseppe Fossati n.77 del 18/06/2014, trasmessa alle scuole con nota del 30/06/2014, ha stabilito che le scuole superiori ospitate in edifici di proprietà della Provincia (quasi tutte) restino chiuse nella giornata di sabato per poter risparmiare sul riscaldamento ed altre utenze.

Dalla chiusura degli edifici scolastici si attende un risparmio su base annua di 350.000 euro: tanto vale, a Genova, l’istruzione superiore.

L’Ufficio Scolastico Regionale ha denunciato il fatto che quella della Provincia fosse un’imposizione calata dall’alto senza alcuna consultazione formale dei dirigenti scolastici, qualche dirigente ha provato a protestare, qualcuno ha anche provato ad immaginare di sostenere le spese di riscaldamento col contributo delle famiglie, ma da parte della Provincia non c’è stata alcuna apertura.

Il Coordinamento Genitori Democratici (associazione indipendente accreditata presso il Ministero dell’Istruzione) si è rivolto al Difensore Civico, che ha risposto invitando la Provincia a ripensare con la massima attenzione a quanto deliberato ed a fornire un riscontro (che non è mai stato fornito).

Nel frattempo, genitori, insegnanti e studenti cercavano di organizzarsi.

Sul web è stata lanciata una petizione che ha raccolto quasi 1000 sottoscrizioni. Una piccola rappresentanza dei sottoscrittori ha incontrato il Commissario Fossati. Le nostre preoccupazioni sono state manifestate anche all’Assessore regionale all’istruzione Sergio Rossetti , ed analoghe comunicazioni e richieste di intervento sono state indirizzate al Presidente della Regione Claudio Burlando, al sindaco Marco Doria, all’Assessore comunale Pino Boero, al ministro Stefania Giannini ed al Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

In sostanza, la Provincia non ha più soldi e la Regione non può intervenire. E’ dei giorni scorsi una polemica tra Rossetti e Fossati in occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico.

Con la ripresa della scuola e le scuole febbrilmente impegnate a rimodulare alla meno peggio l’orario sui cinque giorni (con punte di 7/8 ore continuative di lezione frontale), la vicenda è ritornata anche all’attenzione dei giornali e delle istituzioni, dopo il lungo silenzio agostano: il Consigliere regionale Alessandro Benzi ha presentato un'interrogazione a risposta scritta mentre il Consigliere regionale Lorenzo Pellerano afferma di voler chiedere un emendamento al bilancio per tentare di recuperare quel che serve a scaldare le scuole. In fin dei conti, se la Regione ha ritenuto di poter stanziare 2 milioni di euro per eventi legati alle tre tappe liguri del prossimo Giro d’Italia, qualcosa sarà possibile destinare anche alle scuole… o no?

venerdì 12 settembre 2014

Rassegna stampa

Il ricorso al TAR

I due milioni della Regione Liguria per il Giro d'Italia

La polemica tra Rossetti e Fossati: la Regione deve trenta milioni di euro alla Provincia

L'intervento del Consigliere Pellerano

Articoli sulla chiusura delle scuole superiori al sabato